L’alienazione necessaria

La casa, ovvero la famiglia, il luogo dei legami. Il luogo dove esperienze, vissuti ed emozioni trovano ampia ed opposta rappresentazione: amore/odio, fraternità/competizione, spontaneità/inibizione, rifugio/prigione. Realtà contrastanti, disposte in continuum sull’asse dipendenza – autonomia, in altra prospettiva sull’asse del desiderio: dal desiderio dell’altro al desiderio del soggetto.

La famiglia è l’ambito nel quale è in gioco la costituzione dell’individuo come soggetto; cioè come essere capace di costruire un proprio personale percorso, svincolato, non lo sarà mai in modo assoluto, dal desiderio dell’altro.

Operazione non facile perché fin dal principio il bambino non può non aderire all’altro che all’inizio è soprattutto l’altro materno e farsi quindi oggetto di esso. Non c’è altra strada da percorrere, pena l’esclusione dal  mondo, non tanto, come evidente, per l’improbabile venir meno del sostentamento biologico, quanto per il non ingresso nella comunicazione e nella relazione intelligibile e affettiva con gli altri individui.

Questa condizione di individuo alienato all’altro è ciò che accomuna gli esseri umani all’inizio del loro cammino nella vita. Per diventare soggetto, cioè individuo in grado di esprimere e sostenere una propria posizione desiderante è decisivo l’intervento della funzione paterna.

E’ quindi chiaro come le emozioni e  le esperienze vissute in casa, nella famiglia, tutte, come abbiamo visto, plausibili di realtà binaria, positivo – negativo, siano tuttavia inserite in una dimensione che è invece univoca, senza opzione alternativa. La dimensione del legame. Non ci si può sottrarre da essa. Anche la peggiore esperienza di legame famigliare, anzi ancor piu’ quelle negative o segnate dall’insufficienza, marca e aggancia in un legame l’individuo. Legame con il quale egli sarà chiamato a fare  i conti per tutta la sua vita.

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